martedì, gennaio 16, 2007

Miglioriamo invecchiando! 10 anni di Euroteam Progetti.


Complimenti!
Euroteam Progetti nasceva il 17 gennaio 1997, a Firenze. Laura e Valentina decidevano di mettersi in proprio e creare un progetto personale, originale, innovativo.
Nel 1998 incontrano Luisa. Condividono idee, progetti, prospettiva sulla vita e sul lavoro, collaborano per conoscersi meglio, finchè nel nel 2000 Luisa entra in società e Valentina, per motivi familiari esce.
Giugno 2000: il patto del Megara.
Laura e Luisa decidono di dare un nuovo impulso al progetto che ha già dato prova di solidità superando i primi tre anni, i più critici per una nuova impresa.
Il lavoro aumenta, c'è bisogno di fare delle scelte: crescere o presidiare i risultati raggiunti.
Laura e Luisa rilanciano. Raccolgono le migliori menti sul mercato e fanno loro la proposta di entrare in società. Dopo un periodo di preliminare condizionato, nell'ottobre del 2004 Giulia e Francesca diventano ufficialmente socie.
10 gennaio 2007, Euroteam Progetti compie 10 anni.
Siamo state brave, abbiamo tenuto fede al nostro impegno e al nostro motto: una rete per crescere.
1. innanzitutto il rispetto per i nostri clienti
2. dare valore alla nostra professionalità
3. lavorare in rete con clienti e partner
4. e comunque divertirsi.
Per questo percorso siamo grate ai nostri clienti, che ci hanno fornito le opportunità di sviluppare insieme progetti interessanti.

domenica, gennaio 07, 2007

Un maggiore spirito imprenditoriale nelle nuove generazioni

I giorni in cui istruzione e imprenditorialità erano due mondi separati, con ben pochi tratti in comune, appartengono ormai al passato. Ora invece, e con grande vantaggio reciproco, questi due universi entrano sempre più in contatto. Una recente comunicazione della Commissione europea, “Stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l’istruzione e l’apprendimento”, propone un approccio sistematico alla formazione all’imprenditorialità dalle scuole elementari all’università.

Solo recentemente gli studi imprenditoriali in senso lato sono entrati a far parte dei programmi di studio. In realtà, benché stiano assumendo sempre più importanza in alcuni paesi dell'UE, non ne viene ancora universalmente riconosciuta la rilevanza per il benessere della società europea e per lo sviluppo personale degli studenti di oggi, che saranno gli adulti di domani.
Lo stesso termine “imprenditorialità” può suscitare idee sbagliate. I genitori, le imprese e gli istituti di insegnamento, con le loro esperienze e preparazioni diverse, hanno quasi certamente un differente modo di intendere i contenuti di questo concetto. Per alcuni, può addirittura implicare insidiose sfumature di capitalismo sfrenato o finanche di sfruttamento degli esseri umani.

Nel mondo dell’istruzione, tuttavia, la realtà è ben diversa. Per la Commissione europea il concetto va ben oltre il semplice “far soldi”: si tratta piuttosto di fornire ai giovani quelle competenze che consentiranno loro di gestire al meglio la propria vita.
La comunicazione della Commissione descrive l’imprenditorialità come “la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. In essa rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi nonché la capacità di pianificare e di gestire progetti per il raggiungimento di obiettivi. È un valido supporto nella vita quotidiana, nella sfera domestica come nella società, permette ai lavoratori di avere consapevolezza del contesto in cui operano e di poter cogliere le opportunità disponibili ed è fondamentale per l’avviamento di attività sociali o commerciali”.
È una descrizione deliberatamente ampia, ed è il risultato di una vasta consultazione con esperti della comunità imprenditoriale, del mondo accademico, dei ministeri e delle organizzazioni non governative. Essa rispecchia inoltre una precisa convergenza di idee tra due Direzioni generali della Commissione (Imprese e industria da un lato, Istruzione e cultura dall'altro) che hanno sia un campo d’azione che un pubblico molto diversi tra loro.
Un impatto di ampia portata
La DG Imprese e industria ritiene che agire in fretta e introdurre l’insegnamento delle nozioni fondamentali dell’imprenditorialità nelle scuole e nelle università sia un elemento essenziale del programma di riforma economica dell’UE.
Per creare posti di lavoro, favorire la crescita economica e garantire una ripresa dell’Europa nei confronti dei concorrenti internazionali, l'Unione europea deve preparare intere generazioni di imprenditori a innovare, sperimentare, individuare le opportunità commerciali e assumersi i rischi.
Un’esperienza attiva nel corso della vita scolastica o universitaria può sviluppare l'interesse dei giovani per tali attività, sensibilizzandoli a prospettive di carriera che altrimenti potrebbero non essere prese in considerazione.
La formazione all’imprenditorialità non è però una semplice versione aggiornata degli studi commerciali, bensì una delle otto competenze fondamentali segnalate dalla Commissione in una recente proposta di raccomandazione sull’apprendimento permanente. Essa implica un approccio olistico e permette agli studenti di sviluppare l’autostima, di aumentare le competenze e la sicurezza di sé e di avere una prima impressione del mondo esterno.
Proprio perché tende a essere proposta in modo diverso dalle materie più tradizionali (l'accento viene posto più sull’aspetto pratico che sul semplice apprendimento teorico), questa disciplina riesce spesso ad attrarre studenti che mostrano scarso interesse nei confronti della scuola e che potrebbero anche abbandonarla non appena possibile.
Non bisogna sottovalutare l’importanza di aiutare gli studenti a sviluppare appieno il proprio potenziale. Entro il 2010, la metà dei posti di lavoro disponibili in Europa richiederà personale altamente specializzato e solo il 15% potrà essere assegnato a chi ha una semplice formazione scolastica di base.
Il segreto del successo è l'azione collettiva
La chiave del successo non si fonda solo sull’equilibrio tra istruzione e capacità di gestire la propria vita, ma richiede anche una partecipazione attiva di figure (docenti, amministratori, genitori e mondo imprenditoriale) coinvolte nel percorso formativo dei giovani, che contribuiscano alla loro crescita personale e ne agevolino l’inserimento nel mondo del lavoro.
L’azione deve svilupparsi a vari livelli. Al livello più alto, le tradizionali cesure tra i dipartimenti governativi possono impedire ai ministeri responsabili dell’istruzione, del lavoro e delle attività produttive di comunicare validamente tra loro per definire una strategia globale.
Persino quando ci sono orientamenti chiari, sussistono talvolta difficoltà nel comunicarli alle autorità didattiche, molte delle quali agiscono in modo decentrato e possono anche esitare ad accettare i cambiamenti. La loro situazione presenta però il vantaggio di una maggiore flessibilità nell’adattare i principi generali al contesto locale.
Una particolare responsabilità ricade sui docenti: per la loro posizione, essi sono infatti in grado di suscitare l’entusiasmo degli studenti, ma molti non hanno mai ricevuto un’adeguata formazione sulle nuove discipline. Per aggirare l'ostacolo, molti istituti si rivolgono a enti esterni, come Camere di Commercio e associazioni di imprenditoriali locali.
Anche i genitori svolgono un ruolo importante nell’incoraggiare i giovani a beneficiare delle nuove attività alle quali essi non hanno avuto l’opportunità di partecipare e che si svolgono spesso in orario extrascolastico.
Diffusione di buone pratiche
Pur sottolineando che l’organizzazione dei sistemi didattici è competenza degli Stati membri, la Commissione ha definito una serie di raccomandazioni basate sulle buone pratiche europee.
Le raccomandazioni giungono in un momento in cui molti governi stanno procedendo alla riforma dei sistemi didattici affinché le scuole possano offrire agli studenti sempre maggiori competenze e capacità concrete, non semplici conoscenze. L’imprenditorialità rientra perfettamente in questo scenario.
Il punto di partenza è la necessità di un approccio più sistematico alla formazione imprenditoriale. A tale scopo, occorre garantire la piena collaborazione tra autorità nazionali e regionali, come già accade sempre più spesso nell’Unione europea, per mettere a punto una strategia globale che riguardi tutti i cicli dell’istruzione, dalle elementari all’università, ed inserire in modo permanente la formazione all’imprenditorialità nei programmi di studio.
Per consentire a docenti ed istituti di affrontare questo ulteriore compito, la Commissione sollecita i governi ad aumentare la disponibilità di risorse, sotto forma d'incentivi o di sostegno pratico. Ad esempio, formazione iniziale e corsi di aggiornamento per il personale, iniziative destinate ai presidi e ai membri dei consigli di istituto per sensibilizzarli sull’importanza della formazione all’imprenditorialità.
Anche la comunità locale svolge un ruolo importante. Le scuole, punto nevralgico per le attività locali, possono instaurare contatti con le organizzazioni e le imprese di zona ed elaborare progetti pratici per gli studenti.
Questi contatti sono vantaggiosi per le stesse aziende. Da una parte consolidano l’immagine di responsabilità sociale dell’impresa, comprovando l’attenzione prestata all’ambiente, alle questioni sociali e al contesto locale; dall’altra, le permettono d'illustrare praticamente le proprie attività e quindi di stimolare l’interesse dei futuri dipendenti.
La comunicazione si rivolge anche agli amministratori delle università, nell’intento di ristabilire un equilibrio con gli Stati Uniti (dove il numero di insegnanti impegnati negli studi imprenditoriali è quattro volte superiore a quello europeo), e consiglia di integrare la formazione all’imprenditorialità in vari corsi e differenti discipline. Un vantaggio, questo, che potrebbero sfruttare soprattutto gli scienziati che agiscono in ambienti in cui non sono spesso incoraggiati a tener conto delle potenzialità commerciali del loro lavoro.
Gli imprenditori fioriscono a scuola
Non è mai troppo presto per iniziare. Gli esempi espliciti di formazione all’imprenditorialità sono ancora rari nelle scuole elementari europee; tuttavia, in aula, si tende sempre più a stimolare i giovani a mostrare spirito d'iniziativa e ad assumersi responsabilità.
In Lussemburgo, le classi di alunni di 11 e 12 anni utilizzano un testo ispirato alla storia di un ragazzo che sviluppa una semplice idea commerciale per far soldi e comprare una bicicletta: lo scopo è sensibilizzare i ragazzi sulle possibilità di carriera nel mondo degli affari, ma il libro diventa anche uno strumento per introdurre nozioni di analisi finanziaria nelle lezioni di matematica.
Su più vasta scala, il Concorso per giovani inventori si rivolge agli alunni dai 6 ai 16 anni per stimolarli a sviluppare creatività e idee.
L’imprenditorialità nel suo significato più ampio è conosciuta meglio dagli adolescenti, poiché le scuole cercano di mostrare loro le prospettive di lavoro. Quasi tutti i programmi di studio comprendono discipline abbastanza vaste (ad esempio geografia e studi sociali) da consentire di inserirvi qualche nozione di imprenditorialità. In pratica, tuttavia, la realizzazione di queste attività dipende in larga misura dalla volontà e dalla motivazione di docenti e studenti.
L’Irlanda si colloca un gradino più in alto, con programmi quali ilTransition Year, il Leaving Certificate Vocational Programme e il Leaving Certificate Applied, che offrono agli studenti la possibilità di avere un’esperienza pratica dell’imprenditorialità. Nel sistema tedesco di formazione professionale, che combina attività scolastica e lavoro nell'impresa, gli studenti possono acquisire competenze gestionali e capacità imprenditoriali.
Mini-imprese gestite da studenti: un’introduzione al mondo degli affari
Uno dei sistemi più proficui e pratici per far conoscere agli adolescenti il mondo degli affari è quello di dar vita a mini-imprese che sviluppino un’autentica attività economica o simulino in modo realistico il funzionamento di un’impresa. Il metodo può essere adattato ai differenti tipi di formazione ed è ufficialmente inserito nei piani di studio di Austria, Irlanda, Lettonia e Norvegia, nonché attivamente promosso in Belgio e Finlandia.
Nell’UE ed in Norvegia, più di 200.000 studenti e circa il 15% degli istituti d'istruzione secondaria partecipano ogni anno a questo tipo di programmi. La cifra è molto alta, ma le potenzialità di crescita sono ancora enormi, soprattutto se i numerosi progetti riceveranno un maggiore sostegno pubblico.
Le mini-imprese di successo possono fungere da elementi catalizzatori, incoraggiando forti legami tra scuole, imprese e comunità locali e offrendo quella motivazione che forse manca nelle classi di impostazione più formale.
La gestione delle imprese, in un ambiente pedagogico controllato, prosegue sino al termine dell’anno scolastico, ma ciò non impedisce agli studenti di produrre e vendere prodotti e servizi autentici, qualora essi lo desiderino. Le innovazioni recenti spaziano da uno strumento multiuso per cambiare i chiodi dei ferri di cavallo a servizi ricreativi per gli anziani.
Questo tipo di esercizio, oltre a essere divertente, fa conoscere le tecniche, le procedure e le pratiche aziendali. Gli studenti acquistano sicurezza di sé, imparano a lavorare in gruppo, tendono ad assumersi maggiori responsabilità e a prendere l'iniziativa. Particolarmente incoraggiante è il fatto che circa un quinto dei partecipanti, al termine degli studi, crea una propria impresa.
Investiamo nel futuro
La Commissione continuerà a sostenere le attività degli Stati membri in questo campo, a diffondere le buone pratiche e a dare maggiore visibilità alla formazione all’imprenditorialità. Dal 2007, entrerà in vigore il nuovo Programma comunitario integrato nel campo dell'apprendimento permanente, che sosterrà i progetti innovativi di dimensioni europee. Il Fondo sociale europeo continuerà a finanziare numerose iniziative.
L’Europa ha bisogno di un maggior numero di imprenditori desiderosi di innovare e creare proprie imprese: solo così potrà sostenere la crescita economica e l’alto livello dei servizi pubblici. Un modo per contribuire al fenomeno, è quello di “fornire” agli studenti le competenze di base necessarie, mettendoli allo stesso tempo al corrente di tutte le opportunità esistenti. Tuttavia gli studi imprenditoriali non devono mirare semplicemente a creare una nuova generazione di donne e uomini d’affari, perchè possono anche contribuire a formare studenti più creativi e sicuri di sé, pronti ad affrontare i rapidi e costanti mutamenti del mondo odierno.
La Finlandia mette in pratica la politica

La responsabilità di mettere in pratica le raccomandazioni della Commissione ricade sugli Stati membri, che devono applicare le buone pratiche più adatte ai loro sistemi.

In Finlandia, ad esempio, il Consiglio nazionale dell’Istruzione ed il ministero del Commercio e dell’Industria cooperano strettamente per mettere a punto un programma d'istruzione e formazione all’imprenditorialità organizzando conferenze e seminari, diffondendo idee ed esempi di buone pratiche, segnalando materiali disponibili sui vari siti Web.

Dal 2002, il Comitato nazionale d'istruzione e formazione per l’imprenditorialità sviluppa, valuta e coordina le attività in questo campo. Il comitato è composto di rappresentanti dei ministeri dell’Istruzione, del Commercio e dell’Industria, delle piccole e medie imprese e delle principali parti sociali.

Per chi lavora in questo settore, la principale difficoltà sta nel dimostrare ai formatori dei docenti che l’imprenditorialità è un obiettivo importante in tutti i cicli dell’istruzione. Molti di loro, infatti, non la ritengono un elemento da inserire nei normali programmi di studio degli studenti, ma piuttosto una disciplina riservata ai soli adulti.

Inoltre, la parola finlandese per imprenditorialità – yrittäjyys – fa riferimento solo ai suoi aspetti esterni, commerciali, e non a quelli interni del miglioramento di sé. Questa condizione linguistica rende più difficile trasmettere la duplice natura del concetto.

In Finlandia le settimane didattiche, che permettono ai ragazzi di acquisire un'esperienza pratica sul terreno, sono una tradizione ben radicata. Il nuovo programma di studi nazionale per l’istruzione elementare e secondaria superiore include una tematica integrata su cittadinanza e imprenditorialità.

Lo scopo è d'insegnare agli studenti ad agire con spirito d'iniziativa e imprenditoriale, a diventare cittadini impegnati, a familiarizzare con i principi operativi dell’imprenditorialità e a comprendere il senso del lavoro e dell'imprenditorialità per i cittadini e per la società nel suo insieme.

La politica del governo prevede che in futuro tutti gli studenti iscritti a corsi d'istruzione e formazione professionale debbano anche seguire studi imprenditoriali e partecipare a periodi di tirocinio in impresa. Da quest'anno, gli studenti devono superare prove professionali che valutino anche la formazione all’imprenditorialità.

È prevista un’inchiesta di valutazione quantitativa e qualitativa degli studi imprenditoriali, e tutti i 33 comitati nazionali per l’istruzione e la formazione nei differenti settori educativi parteciperanno allo sviluppo dell'imprenditorialità.

Impresa Europa ringrazia Hannele Louekoski, del Consiglio nazionale finlandese per l’Istruzione, e Markus Sovala, del Ministero del Commercio e dell’Industria, per il loro contributo a questo articolo.

Simone Baldassarri, Tapio Saavala

(Fonte “Impresa Europa: Politica di impresa – Notizie e analisi” Pubblicazione della Direzione Generale per le imprese e l’industria, Luglio 2006, n. 22)