giovedì, marzo 31, 2011

I 5 sistemi per passare sicuramente inosservati

(fonte BLOG Marketing Low Cost di Cristina Mariani)

Tutti dicono di voler emergere tra i concorrenti e di distinguersi in un mercato sempre più affollato, eppure molte aziende sembra che facciano apposta a diventare anonime, banali, trasparenti e a confondersi in mezzo a mille altre.

Come? Ecco un ironico articolo di Marketing Profs Daily Fix che lo spiega. Ve lo riassumo:

•Scegliere un nome aziendale che non significa nulla, come Global Service (da una ricerca in Infoimprese ce ne sono 1737 in Italia, figuriamoci nel mondo); nel mio nuovo libro un paragrafo parla proprio di come individuare un nome vincente per la propria azienda (o il proprio prodotto);
•Descrivere la propria azienda nel modo più generico possibile (esempio reale: XYZ è un provider di Soluzioni di Business impegnato a realizzare lo sviluppo e l'innovazione per le aziende Clienti- secondo voi che cosa fa questa azienda? Chi risponde esattamente riceverà in omaggio una copia del mio ultimo libro);
•Usare uno slogan insignificante: "Trasformiamo il tuo prodotto in business!" "Persone in grado di fare accadere le cose" - quest'ultima è spettacolare: vorrei ben vedere persone che non fossero in grado di fare accadere niente (anche se a volte meglio il niente che i danni);


•Guardare cosa fanno i concorrenti e fare esattamente la stessa cosa; il concorrente ha il sito con le animazioni e le foto che girano? Lo voglio anch'io. Propone lo sconto eccezionale del 10%? Buona idea, adesso faccio subito una circolare;

•Cercare di piacere a tutti e di servire tutti i mercati; però "You can't be all things to all people" diceva Al Ries. Se vuoi emergere devi prendere una posizione, diventare uno specialista in qualcosa e pazienza se non tutti potranno essere tuoi clienti. Invece se vuoi diventare anonimo, scegli di essere un generalista, di quelli che fanno un po' di tutto: va a finire che la gente si convince che non sanno fare (bene) niente.

lunedì, gennaio 03, 2011

10 applicazioni per collaborare in ufficio

Dalla condivisione e creazione di presentazioni, mappe mentali e diagrammi alla collaborazione e gestione dei progetti. Dieci applicazioni Web per aumentare la produttività

SlideShare: condividere o visualizzare presentazioni
SlideShare è un sito che consente di caricare una proprie presentazioni, documenti o video, per condividerli. Il suo punto di forza è rappresentato dal fatto che è un servizio molto frequentato, e questo significa che attraverso la ricerca è possibile trovare moltissime presentazioni, o avere un bacino di pubblico notevole per le proprie.

Figura 1: SlideShare
Sono poi presenti gruppi, concorsi ed eventi che possono essere pubblicizzati sul sito, con annessa ovviamente la condivisione delle presentazioni. Già dalla versione gratuita non ci sono limiti al numero di presentazioni che si possono caricare, in quelle a pagamento scompare la pubblicità e si ha a disposizione spazio anche per video in HD.

Weekplan: monitorare impegni e scadenze
WeekPlan è una piattaforma per gestire la propria settimana attraverso l'aggiunta veloce di impegni associabili a un giorno. Basta scriverli nello spazio superiore, e in più sono eventualmente spostabili attraverso il semplice trascinamento col mouse nel pannello di controllo. Per segnare una scadenza come completata basta cliccarci sopra.

Figura 2: Weekplan
Oltre a questo, il sistema fornisce una colonna laterale per impegni non associati a un giorno specifico, e una barra inferiore per inserire altri appunti. Anche nella sezione Vision, accessibile dalla barra in alto, si ha a disposizione ulteriore spazio per l'inserimento di testo, come obiettivi raggiunti o da raggiungere. Non sono però previste forme di condivisione o collaborazione.

TitanPad: la scrittura collaborativa
TitanPad è un sito dove, anche senza registrazione, si possono scrivere documenti di testo, seppur senza formattazioni particolarmente ricche. L'apposito spazio nella barra sulla destra consente di gestire la condivisione dei documenti, invitando nuovi collaboratori, e i testi inseriti da ciascuno compariranno con un diverso colore.

Figura 3: TitanPad
Registrandosi si hanno le stesse funzioni, ma con in più uno spazio a diposizione dove salvare i propri documenti. Tutte le modifiche sono poi visibili anche dinamicamente andando su Time Slider, dal menu di modifica del documento, e cliccando sul pulsante "play". Il lavoro in collaborazione permette anche di chattare mentre si modifica il documento.

Huddle: gestire progetti in team
Huddle è un servizio che permette di creare delle aree di lavoro, e su di esse poter caricare file, impostare scadenze o fissare riunioni. Dal proprio pannello di controllo si può visualizzare il quadro complessivo con le relative notifiche e una sintesi delle ultime attività, o creare una nuova area di lavoro.

Figura 4: Huddle
All'interno di ciascuna area di lavoro si può accedere alle varie sezioni tramite le etichette in alto. La possibiltà di aggiungere un numero illimitato di collaboratori è offerta già dalla versione gratuita del servizio. In quelle a pagamento aumentano le aree di lavoro che si possono creare, così come lo spazio a disposizione per i file.

Lovely Charts: diagrammi e mappe mentali
Lovely Charts è un'applicazione che permette di aggiungere su uno spazio bianco gli elementi tipici di schemi e diagrammi, come riquadri o frecce, o altre forme tra le numerose che si possono sceglere dal menu laterale. Per navigare all'interno del foglio basta avvicinare il mouse ad un bordo per fare comparire una freccia.

Figura 5: Lovely Charts
L'inserimento dei vari elementi è molto semplice, basta trascinarli dal menu laterale. A seconda che ci si trovi nella modalità Drag & Drop, o in quella Create & Connect, si potranno inserire i diversi elementi come slegati dagli altri o collegati ad un precedente. I diagrammi restano salvati sul sito, o si possono esportare come immagine, ma non è previsto il lavoro in collaborazione.

Mindmeister: condividere mappe mentali
MindMeister è un servizio che consente di realizzare mappe mentali partendo da uno spazio vuoto ed aggiungendo i vari elementi mediante una grafica intuitiva. Per navigare nello spazio basta trascinare il mouse, mentre per aggiungere un nuovo elemento si può utilizzare il menu laterale cliccando due volte cu ciò che si vuole inserire.

Figura 6: Mindmeister
Il servizio permette di lavorare in condivisione, anche contemporaneamente, abilitando altri utenti con il pulsante Share in basso a sinistra. Nella versione gratuita si possono creare al massimo tre mappe, in quelle a pagamento diventano illimitate e si ha inoltre la possibilità di caricare file ed immagini. Sul sito si possono esplorare anche mappe create da altri.

DimDim: videoconferenze al volo
Dimdim è un'applicazione che permette di creare conferenze, anche video, avviabili immediatamente o programmabili per il futuro. Nel menu di sinistra vengono offerti gli strumenti di condivisione attivabili, mentre in quello di destra c'è una chat per poter discutere in diretta con gli invitati.

Figura 7: DimDim
Nella parte centrale della finestra si può anche soltanto disegnare, condividere una presentazione o il proprio desktop. Le conferenze possono essere libere o su invito. Nella versione Pro o Webinar, a pagamento, si può aumentare il numero massimo dei partecipanti alla riunione, fissato a 20 in quella gratuita.

Glasscubes: creare e condividere progetti
Glasscubes è un servizio online che permette di creare delle aree di lavoro, chiamate Workspace, all'interno delle quali poter fissare obiettivi e scadenze da condividere con i propri contatti. Inoltre, la piattaforma cosente anche di comunicare e condividere documenti, modificabili direttamente, e file.

Figura 8: Glasscubes
La sezione Calendar funziona come un'agenda condivisa, dove poter inserire appuntamenti e riunioni. Esistono cinque versioni dell'applicazione. Nella, prima, gratuita, si possono avere massimo 2 utenti e 2 Workspace, e ulteriori limiti per contatti e spazio a disposizione per i file. In quelle a pagamento si può arrivare ad avere utenti illimitati e 20 GB di spazio disponibile.

Nota: spazio libero di condivisione
Nota è un'applicazione online che consente di creare delle pagine, private o pubbliche, dove potersi appuntare in forma libera informazioni. Si possono aggiungere caselle di testo, immagini, frecce, video da YouTube, voci da Wikipedia, link e altro, posizionandoli dove si vuole e spostandoli all'occorrenza.

Figura 9: Nota
Le pagine possono essere salvate sul proprio account e condivise con chi si vuole. I propri contatti abilitati potranno interagire lavorando contemporaneamente sullo stesso foglio, e chattare anche tramite webcam. Per ogni modifica si riceve un piccolo segnale sonoro, il che permette di continuare la navigazione su altre pagine.

Sliderocket: creare presentazioni online
SlideRocket permette di visualizzare e creare delle presentazioni di livello professionale restando online. È possibile importare file oppure iniziarne una nuova direttamente dal sito, dal menu Presentations. Il servizio mette a disposizione un certo numero di immagini predefinite e di temi. Le presentazioni possono essere tenute private o pubbliche.

Figura 10: Sliderocket
Esiste inoltre un Marketplace dove si possono acquistare o vendere elementi da inserire nelle presentazioni, come immagini o file audio. Nella versione gratuita ci sono a disposizione 250 MB di spazio, in quelle a pagamento si può lavorare in collaborazione, creare dei web meeting e registrare brani audio di commento alle slide.

fonte: articolo di Alfredo Bucciante del 15 Novembre 2010 (webapp.html.it)

lunedì, novembre 29, 2010

I sette pregiudizi sul lavoro che c'è


Se mai ci fosse stato bisogno di una prova sul campo delle teorie da Nobel sulla difficoltà di far incontrare ogni lavoro con il suo lavoratore eccola: ci sono 110mila posti che in Italia non trovano altrettanti occupanti disponibili (o capaci) a ricoprirli. O se li trovano, ciò accade con grande dispendio di tempo e risorse.
Diamond, Mortensen e Pissarides, gli ultimi vincitori del Nobel per l'Economia, forse – si parva licet componere magnis – la spiegherebbero con l'equilibrio dinamico della curva di Beveridge, vale a dire la rappresentazione cartesiana che, in ogni epoca e in ogni realtà, dimostra la difficoltà di far combaciare posti di lavoro disponibili con l'entità dei disoccupati.
Un Nobel a chi ha dimostrato, in sostanza, che l'incontro tra domanda e offerta di lavoro è sempre imperfetto.
Perché questo esercizio è cosa degli uomini e non della matematica. E lo si capisce se dagli assi cartesiani si passa alle persone e agli stati d'animo. Insomma, dietro ai 110mila tecnici meccanici, elettromeccanici, chimici, biologi o biotecnologi di cui le imprese avrebbero bisogno e non trovano c'è l'idea stessa che il paese ha avuto finora del lavoro. La sua idea di cultura del lavoro. Con valori e disvalori. E troppi pregiudizi. Eccoli.
1) Sono lavori di serie B o sottoccupazioni
Non ha senso allevare generazioni con il mito, ad esempio, della laurea in Scienza delle comunicazioni quando si sa che il mercato non è in grado di creare sbocchi occupazionali acconci. Vale più un diploma tecnico che si sposi con le richieste dell'eccellenza industriale del paese. In termini macro, è solo garantendo la base occupazionale a questi settori che si consente al paese di irrobustire il tessuto manifatturiero senza il quale anche il mondo dei servizi perde l'ancoraggio strutturale per svilupparsi.
2) Sono sottopagati
Un saldatore iper-specializzato che magari deve avere qualche rudimento di lingua straniera perché lavora nei cantieri sparsi per il mondo può guadagnare anche 2mila euro.
Non sono pochi gli avvocati che, a inizio carriera, accettano di lavorare per poco più di 5-600 euro, i nuovi entranti sono assai lontani dagli standard retributivi di chi li ha preceduti.
3) Non sono posti socialmente attraenti
È un problema di cultura: spesso le aspettative lavorative di un giovane le fanno ancora famiglie con il mito del bancario e del posto pubblico. O, peggio, della velina, intesa come scorciatoia suprema dell'affermazione sociale. Invece ieri sono arrivate provvidenziali le parole di Ennio Morricone: «Scegliete sempre la professione che vi interessa; senza amore e passione non c'è esito felice. Ma bisogna imparare anche a soffrire». L'Italia deve ancora superare una specie di complesso post bellico, ma lo sta facendo. Non funziona l'ascensore sociale: sale poco, ma soprattutto se scende non riesce a convincere i più che potrebbe anche risalire; in paesi dove il lavoro è sempre "un valore in sé" dietro a un autista ci può essere un ex finanziere, ma dietro a un finanziere di grido ci potrebbe essere un potenziale autista. Senza un particolare stigma sociale.
Il valore legale del titolo di studio spesso rappresenta una trappola sociale: anche chi ottiene a grande fatica una laurea ritiene di avere acquisito il diritto a un posto di lavoro di qualità superiore, ma il mercato la pensa diversamente. Così molti giovani finiscono nel vicolo cieco della disoccupazione giovanile.
Non c'è solo il mismatch delle competenze, c'è anche il mismatch tra ciò che crediamo di essere o vorremmo essere e ciò che il mondo pensa che siamo (o potremmo essere) effettivamente.
4) Non sono formativi
La formazione sarebbe la chiave per facilitare l'incontro tra domanda e offerta ma non funziona.
L'apprendistato dovrebbe diventare la forma contrattuale principale per l'assunzione dei giovani e tradursi nel vero contratto d'ingresso nel mondo del lavoro, agevolato per l'impresa e proficuo per il lavoratore che aumenta il suo rating professionale con lo scorrere dei mesi. È stato fatto molto per diffonderlo, ma ancora adesso è aperto lo scontro tra chi deve organizzare la formazione, fatto che blocca l'appetibilità e la riconoscibilità sociale di questi contratti.
La formazione potrebbe aiutare le piccole imprese, le più sofferenti nella ricerca di tecnici: non sono in grado di formarli al loro interno e si aspetterebbero scuole o enti di formazione più efficienti. D'altro canto, anche per il potenziale lavoratore la formazione è tutto.
Le imprese continuano a chiedere giovani con esperienza, una antinomia che crea frustrazione anche nei candidati migliori: se nessuno li assume non possono fare esperienza e se non fanno esperienza nessuno li assume.
Alla fine ciò crea un mercato del lavoro drogato e limitato a chi riesca a entrare nel circolo dei "professionalizzati": le imprese finora hanno preferito la corsa all'accaparramento del "tecnico bravo" tramite i rilanci in busta paga. Non è stata una scelta di sistema lungimirante. Aumentano però le iscrizioni agli istituti tecnici innovativi e questo fa ben sperare.
5) Non sono stabili
Soprattutto per alcune qualifiche del terziario, cresce la consapevolezza che si tratta di "esperienze" lavorative da abbinare a fasi limitate della propria vita: alcune occupazioni possono essere sempre più considerate fasi di integrazione al reddito, legate a periodi brevi della propria vita attiva.
6) Sono «old economy»
La manifattura, come anche l'agricoltura, cerca lavoratori in grado di assecondare rapidi mutamenti di business coniugati con l'innovazione. Le nuove tecnologie, legate allo sviluppo di internet ma anche all'espansione di una industria eco-compatibile creano professionalità ricercatissime e spesso incardinate su qualifiche "vecchio stile" declinate in modo moderno.
Se questo passaggio epocale viene ben comunicato ciò rende più attraente l'opportunità d'impiego anche per i giovani. È un problema delle imprese, è un problema delle strutture pubbliche e private che presidiano lo snodo dell'incontro tra domanda e offerta.
7) Non si vedono
Non funziona l'orientamento scolastico che fa comprendere a ciascuno le proprie attitudini professionali. Non è diffusa la pratica del "bilancio delle competenze" dal quale trarre indicazioni sul proprio futuro occupazionale.
In Italia solo il 5% dei giovani dichiara di "vedersi" occupato in un lavoro che comporti attività manuali mentre, ad esempio, in Svezia risponde allo stesso modo il 40% dei loro coetanei.
Non c'è il sigillo culturale negativo che invece in Italia si fatica a cambiare: eppure da noi la manifattura è strategica e predominante (siamo il secondo paese d'Europa), in Svezia marginale e poco incisiva. Un paradosso. Uno dei tanti in questa "disunione europea".
Alberto Orioli
Il Sole24Ore del 20/11/2010

lunedì, novembre 01, 2010

Cosa sono gli RSS?

Ciao Ragazze,
la giornata OPTA, il progetto della Regione Emilia Romagna, Aster e Unioncamere Emilia Romagna, mi ha spinto a lavorare di più sulle ICT.
Primo passo importante, dare un senso ad alcuni dei misteriosi concetti che ritroviamo su internet.
Voi sapete cosa sono i FEED RSS? Quel simbolo arancione che troviamo spesso nei siti e nei blog?

Ebbene, sono preziosissmi perchè consentono di tenersi aggiornati sui nuovi articoli, post, o altro che compaiono sui nostri siti preferiti. Per spiegare meglio di cosa si tratta, pensate a quando vogliamo controllare se sui siti, portali o blog che frequentiamo più spesso per lavoro o studio o curiosità, sono comparse delle novità, bandi, gare, informzioni.
Per restare aggiornati dobbiamo andare a controllare i siti direttamente e se non ci sono novità abbiamo solo perso tempo. Con i feed RSS, succede il contrario, se vengono pubblicate delle novità, ci avvisano.
Fantastico no?
Per capire bene come funziona, guardatevi il video.



Donne e tecnologia non è un ossimoro!

venerdì, ottobre 22, 2010

WOMENOMICS: QUANDO LE DONNE FANNO L’ECONOMIA



Alla ricerca di un “bilinguismo di genere” nel mondo imprenditoriale per valorizzare il vantaggio competitivo delle donne. Wittenberg-Cox: «La parità non basta più. Bisogna valorizzare la differenza delle donne. La rivoluzione pacifica e silenziosa è cominciata.»

Se Lehman Brothers fosse stata invece Lehman Sister sarebbe cambiato qualcosa?
Possono le donne, con il loro lavoro, fare la differenza nelle dinamiche di sviluppo di un Paese?
Di sicuro ne è convinta Avivah Wittenberg-Cox, amministratore delegato della società di consulenza di genere 20-First e autrice, insieme a Alison Maitland del libro “Rivoluzione Womenomics. Perché le donne sono il motore dell’economia”, oggi ospite del Festival dell’Economia di Trento per parlare delle potenzialità della forza lavoro femminile. A discuterne con lei, nell’incontro a cura de "Il Sole 24 Ore" alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, Daniela Del Boca, docente di Economia all'Università di Torino e direttore del Centro CHILD oltre che redattrice de "lavoce.info" e Paola Profeta, docente di scienza delle Finanze all’Università Bocconi di Milano.
Womenomics è il nome di una nuova corrente di pensiero economica che sostiene il valore aggiunto del lavoro delle donne per far crescere l’economia. Il volume di Avivah Wittenberg-Cox, con un taglio positivo e propositivo, racconta storie di successo femminile per offrire uno spaccato sulla partecipazione delle donne all’economia mondiale e sulla riduzione dei divari di genere e crescita economica. A cominciare dalla tesi di fondo: se il divario di genere fosse ridotto, si avrebbe come risultato una consistente crescita economica con un aumento del pil del 13 % in Italia e ancora più in Europa. Si tratta però di una rivoluzione ancora incompiuta perché nelle imprese ancora non si è sviluppato un “bilinguismo di genere”, un modo per comprendersi e trovare un terreno comune, valorizzando la diversità e le potenzialità delle donne.

«Nel nostro Paese – ricorda Paola Profeta – si assiste ad un grande paradosso. A differenza di quanto avviene ad esempio nei Paesi scandinavi, le donne italiane, infatti, pur stando di più a casa (il tasso di disoccupazione femminile è tra i più alti in Europa) fanno meno figli. I pregiudizi e gli stereotipi permangono. Ad esempio, il concetto di maternità, che secondo le aziende crea ancora ostacoli alla carriera delle donne, è ancora preponderante su quello di genitorialità. I primi segnali di ripresa però sono incoraggianti. Nella “guerra dei talenti” le donne hanno buone carte in mano per superare il divario di genere, perché hanno delle performance scolastiche sempre migliori e conquistano sempre più posizioni nel mondo del lavoro».

«Che il divario di genere sia ancora marcato e che la questione interessi ancora troppo poco gli uomini – ha commentato Avivah Wittenberg-Cox - lo si vede anche nel pubblico, attento ma prevalentemente femminile che partecipa in sala all’incontro di oggi. La rivoluzione però è cominciata, nonostante tutto, pacifica e silenziosa. Il capitalismo finora è stato gestito da una metà della popolazione, ma le cose stanno cambiando perché oggi, nel ventunesimo secolo, non esistono più questioni squisitamente femminili. Anche e soprattutto in campo imprenditoriale, perché le donne sono una grande leva per lo sviluppo. E le aziende che sapranno cogliere questa opportunità potranno godere dei vantaggi che ne verranno. Anche se questo non significa prescindere da serie valutazioni di carattere economico. Nel mondo le donne ora rappresentano il 60% dei laureati (compreso in Iran e Cina) e per le economie come le nostre che dipendono sempre più dalla mente che dai muscoli questa è la vera rivoluzione. Rinunciare ad avere figli è un modo di manifestare questa rivoluzione. Soltanto i Paesi che riusciranno a sostenere questa rivoluzione sapranno sopravvivere al crollo demografico. E l’Italia in questo senso, se non farà qualcosa vedrà presto la sua popolazione dimezzata».

«Un altro aspetto riguarda il mercato: le aziende hanno lavorato nella convinzione che la maggior parte dei loro clienti fossero uomini. Nell’80% dei casi, invece, le decisioni di acquisto sono prese dalle donne. E persino la scelta delle automobili è in 2 casi su 3 in mano alle donne. Si tratta di opportunità di mercato estremamente appetibili. È strano però che resistano ancora, nonostante tutto, ad esempio le pubblicità a sfondo sessuale. Un altro segreto di crescita (molto sfruttato dalla Apple per il lancio dell’ultimo Ipad) è che quando si pensa a nuovi prodotti anche per le donne, di solito questi hanno più successo anche tra gli uomini. Del resto – ha aggiunto Avivah Wittenberg-Cox - le donne, nella seconda parte del ventesimo secolo hanno chiesto di essere trattate al pari degli uomini. Ma questo non basta più: le donne devono essere trattate egualmente me anche diversamente, perché le donne hanno modificato anche la propria concezione di sé.

Occorre promuovere un nuovo linguaggio, un bilinguismo di genere. Una leadership basata sull’equilibrio di genere garantisce un maggior successo di crescita: lo ha dimostrato la crisi globale in cui ci troviamo. Tra le 500 aziende di maggior successo e più promettenti nel mondo hanno a capo delle dirigenti donne. La vera sfida oggi è la leadership, non bisogna farsi intrappolare dalla convinzione che sia un fatto di cultura. Una sfida che, ad esempio in Spagna, è stata affrontata con buoni risultati dal governo Zapatero e che in Germania, con l’elezione di Angela Merkel ha visto un nuovo, importante traguardo raggiunto. Sono convinta che riguarderemo questa prima parte del ventunesimo secolo come un punto di svolta, in cui le anche aziende e il mondo dell’economia hanno preso coscienza della necessità di cambiare e valorizzare le donne come meritano».

Per saperne di più: http://2010.festivaleconomia.eu/

domenica, novembre 22, 2009

La nuova collezione di borse uniche ed esclusive di Sol Gabriel


Ciao!

ti aspetto

Giovedi 19 Novembre,

dalle 20 alle 22,30

alla presentazione della nuova collezione di borse,

sempre uniche ed esclusive.

Dove: Kitsch American Bar Viale Gramsci 1 (angolo pzza.Beccaria)

Sol Gabriel

mercoledì, ottobre 21, 2009

IL SIGNIFICATO DEL NOBEL / Quando il mercato non è tutto

Elinor Ostrom Nobel per l'Economia 2009
È la prima volta che il Premio Nobel per l'Economia viene assegnato a una donna
Elinor Ostrom è stata premiata con Oliver Williamson per i loro studi sulla governance dell'economia. Motivazione: "per aver dimostrato come la proprietà pubblica possa essere gestita dalle associazioni di utenti". Nata nel 1933, Elinor Ostrom è docente universitaria presso la facoltà di scienze politiche dell'Università dell'Indiana. È inoltre ricercatrice senior di teoria politica e analisi delle politiche, nonché direttora del centro studi sulla diversità istituzionale.Ha ricoperto numerose cariche universitarie e non solo. Innumerevoli i riconoscimenti e le pubblicazioni a suo nome.

Ho scoperto così che esiste ancora NOI DONNE, www.noidonne.org




Dal Sole 24 ORE ho prelevato questo articolo


Nell'anno dell'esplosione della crisi finanziaria globale, arrivano due chiari messaggi dall'assegnazione del Nobel per l'economia a Oliver Williamson ed Elinor Olstrom: uno per i policy makers e l'altro per la ricerca sociale. Ai primi viene ricordato che l'uso del mercato ha un costo; che l'efficiente scambio dei diritti e delle promesse contrattuali sul mercato dipende dalla qualità del disegno istituzionale e delle regole che lo governano; che vi sono valori collettivi che non possono essere soddisfatti tramite il mercato. Agli scienziati sociali è ribadita la centralità dell'approccio interdisciplinare ai confini tra economia, diritto e scienza politica. La teoria economica deve abbandonare ogni pretesa di egemonia culturale. Ma la ricerca di buone regole e istituzioni non può fare a meno di una valutazione preventiva dei loro effetti sui comportamenti dei diversi attori.Da entrambi i punti di vista, dunque, è particolarmente importante che il premio Nobel sia stato assegnato a due studiosi che, pur lavorando con gli stessi strumenti concettuali dei teorici più liberisti della New Political Economy, più e meglio di altri hanno saputo evidenziare, invece, i limiti del mercato e l'importanza di buone istituzioni pubbliche.Oliver Williamson, ideatore del filone della New Institutional Economics, ha mostrato come uno dei più pervasivi fallimenti del mercato derivi dall'esistenza di rilevanti costi di transazione. Questi sono dovuti alla incompletezza dei contratti e alla scarsa verificabilità di molte promesse. Per affrontare transazioni di mercato complesse, allora, i soggetti economici devono sostenere rilevanti costi, la cui dimensione dipende anche dalla qualità della regolazione del mercato. Quando l'incertezza sottostante una data transazione è molto elevata, il mero ricorso al mercato può generare assetti inefficienti e deprimere forme di investimento innovativo. Per questa ragione, accanto agli scambi di mercato, emergono soluzioni istituzionali e organizzative basate su relazioni gerarchiche di autorità, come avviene all'interno dell'impresa. Ai fini dell'efficienza e della crescita economica, le relazioni di autorità contano quanto il mercato, anzi il mercato - per funzionare bene - ha bisogno di autorità e di buona governance. Una teoria applicata non solo alle imprese e ai modelli di governo delle stesse, ma anche all'organizzazione dello stato, alle forme di federalismo, al decentramento efficiente, con conclusioni eterodosse, ad esempio, rispetto al favore fino a poco tempo fa imperante per misure di radicale privatizzazione di funzioni e servizi pubblici.Letta con le lenti della crisi finanziaria, la teoria di Williamson ci stimola così a guardare al mercato e alla sua governance con il dovuto disincanto, senza riporre ingenua fiducia nelle naturali virtù dell'autoregolamentazione, con l'obiettivo piuttosto di ridurre la potenzialità distruttiva dei conflitti di interesse.Il contributo di Elinor Ostrom affronta analoghi problemi di incompletezza e opportunismo, sebbene da una prospettiva diversa, derivante anche dalla sua formazione di political scientist. La Ostrom, in particolare, analizza gli effetti dell'incompletezza dei diritti proprietari sull'allocazione delle risorse sul mercato. Anche quando i diritti di proprietà sono debolmente definiti - come nel caso dei beni pubblici o dei beni a proprietà comune (commons) - possono emergere forme di opportunismo, in presenza di un divario tra benefici privati e costi sociali. L'esempio più evidente è quello dei beni comuni come l'aria, l'acqua, il suolo, l'uso delle risorse ambientali in generale. Per questi beni, il mercato lasciato a se stesso finisce per generare allocazioni inefficienti o, peggio, la dissipazione delle risorse.Soggetti razionali tenderanno ad appropriarsi dei benefici derivanti dall'uso non cooperativo delle risorse ambientali, scaricandone i costi sociali sugli altri soggetti. Un tema diventato di drammatica attualità nel caso dei beni comuni globali, quali l'atmosfera minacciata dai gas climalteranti. La Ostrom ha in particolare studiato le forme alternative di governance dei beni comuni, dalla gestione pubblica diretta alla privatizzazione, dalla regolazione amministrativa alle politiche di tassazione, evidenziano meriti e rischi delle diverse soluzioni istituzionali. Ha così insegnato a tutti noi che i luoghi e i beni dove le persone vivranno, lavoreranno e passeranno il tempo libero nel prossimo futuro saranno inevitabilmente governati e amministrati da sistemi misti di proprietà collettive e individuali.Il comun denominatore degli studi di Williamson e Ostrom, in conclusione, risiede nel sottolineare la complementarietà tra mercato e governo o, se si vuole, tra incentivi e regole, per quelle transazioni e per quei beni che i meccanismi di scambio non riescano ad allocare e a tutelare in modo efficiente. Il sapere degli economisti, dunque, ha ancora molto da insegnare agli attori politici e agli altri scienziati sociali. Soprattutto quando rifugge da facili semplificazioni e quando aiuta a disegnare istituzioni e regole consapevoli dei fallimenti del mercato.

domenica, maggio 17, 2009

mercoledì, maggio 13, 2009

venerdì, aprile 03, 2009

Karina sfila con le stelle


Le ceramiche di nhandeara 17 -24 aprile

Presso l'atelier "Qualcosa è cambiato, via G. Sercambi 5 - 7Rosso Firenze (Zona Cure) dalle 10.00 alle 18.00

I gioielli di Marcia Vieira a Tramando





Tramando presenta
sabato 4 aprile 2009 dalle ore 18:30 in poi.....

JOIAS DO BRASIL di Marcia Vieira
Gioielli etnici dall'Amazzonia brasiliana
" Il segreto della nostra foresta amazzonica dove tutto è riciclabile, dal seme alla radice.
Così è nata l'idea di questa collezione di bigiotteria esclusiva brasiliana,
con un stile etnico ma raffinato, dove il design e la ricerca dei materiali
hanno anche una "coscienza" ecologica e sociale.
Questi gioielli sono fatti di semi di frutti tropicali come: acai, cocco, jarina, jupati,
nomi spesso sconosciuti in occidente ma che per noi rappresentano la quotidianità."
Marcia Vieira
La presentazione sarà accompagnata da un aperitivo e musica brasiliana.

Tramando Borgo Pinti, 6r - 50121 Firenze - Tel / Fax (+39) 0550112117 www.tramando.it


venerdì, febbraio 20, 2009

venerdì, dicembre 12, 2008

Andrea Moretti inaugura il suo Atelier di Sartoria





























Andrea Moretti l'atelier sartoria è in Piazza San Simone 1,2 rosso tel 055-26.70.229

Terre Cotte di Elena Campani inagura il nuovo laboratorio
















mercoledì, novembre 19, 2008


domenica, novembre 09, 2008